11/09: EVIDENTE

Questo post potrebbe essere in qualche modo legato al precedente; in fondo si parla sempre di aerei dirottati e di fanatismo religioso. Ma a differenza del caso del pastore evangelico, l’11 settembre 2001 è una data che rimarrà per sempre nella memoria di chi l’ha vissuta ed entrerà di diritto nei libri di storia.
Sono passati otto anni dal giorno in cui gli Stati Uniti d’America hanno compreso per la prima volta di essere vulnerabili, dal giorno in cui il mondo ha iniziato una battaglia con un nemico invisibile, un nemico che risiede nella testa di coloro che guardavano basiti l’evento che più ha cambiato la storia contemporanea. A distanza di otto anni i parenti delle quasi 3000 vittime degli attentati terroristici non conoscono gran parte della verità e forse mai la conosceranno. Che qualcuno abbia mentito a loro, ai cittadini americani e al mondo intero è EVIDENTE.
EVIDENTE come il contenuto di un video che fu un regalo di un’amica e che ora vi ripropongo;  otto minuti in memoria di chi quel giorno ha perso una persona cara, otto minuti per coloro che da quel giorno vivono con una paura in più, otto minuti di autentica "poesia".
 
 
 
 

Evidente

Oggi è l’11/09, un giorno che rimarrà per sempre nella memoria di chi ha vissuto quelle ore di un pomeriggio (in Italia) di 7 anni fa. Questa volta vorrei usare pochissime parole lasciando tutto lo spazio ad un video di Ani di Franco, 8 minuti di autentica poesia, 8 minuti da brividi, per non dimenticare.
 
Per conoscere invece il mio pensiero riguardo ciò che avvenne quel giorno vi lascio i link dei miei interventi di un anno fa:
 
 
 
Ma ora vi lascio al video ringraziando anche Patatrack che mi fece il regalo di passarmi il link.
Buona visione a tutti!
 

11 SETTEMBRE: 6 ANNI DOPO SECONDA PARTE

Qui di seguito ora vi lascio i punti su cui riflettere, quelli a mio parere più ambigui; alcuni sfidano le leggi della fisica, altri lasciano letteralmente a bocca aperta.

Per tutto il resto vi rimando al sito di Mazzucco sperando che anche questa generazione possa conoscere almeno una parte di verità sull’11/09/2001.

PENTAGONO

1 – Il foro di entrata nel Pentagono risulta molto piccolo per aver inghiottito un  intero Boeing da 100 tonnellate, che è largo circa il doppio della facciata distrutta.

2 – La maggioranza delle finestre attorno al foro è rimasta in piedi, e molte di queste conservano ancora i vetri intatti.

3- Delle 85 telecamere di sicurezza che circondano il Pentagono, e che devono in qualche modo aver inquadrato l’aereo che passava, non ci è mai stato mostrato un solo fotogramma da cui si possa riconoscere che aereo fosse.

4 – La manovra di approccio rasoterra appare del tutto illogica per chi fosse arrivato a quel punto in vista del Pentagono, mentre è ritenuta decisamente difficile, a causa delle turbolenze create dai grossi jet, persino per consumati piloti professionisti.

5 – Mentre alla guida dell’aereo, secondo la versione ufficiale, c’era un dilettante dell’aria che non aveva mai guidato un jet nella sua vita, e che era considerato dagli istruttori di volo un tale incapace da non avergli mai affidato nemmeno un piccolo aereo da turismo per volare da solo.

6 – Nemmeno gli altri dirottatori avevano mai guidato un jet nella loro vita. Nonostante questo, sono stati perfettamente in grado di impadronirsi dei comandi, e due di loro hanno saputo ritrovare, senza nessun aiuto da terra, dei bersagli distanti centinaia di miglia, per poi centrarli con assoluta precisione. Viste da sotto, le Torri possono anche apparire enormi, ma dal cielo sono poco più di due matite che spuntano appena da una jungla di edifici tutti uguali.

7 – Nonostante gli Stati Uniti siano dotati di uno dei più sofisticati sistemi di controllo dello spazio aereo, che in caso di dirottamenti prevede procedure automatiche che riescono portare all’intercettazione di un aereo nell’arco di pochi minuti, quel giorno l’intero sistema è andato in stallo, permettendo agli aerei dirottati di scorazzare liberi per quasi due ore per i cieli più osservati e protetti del mondo.



8 – A loro volta i dirottatori hanno adottato una strategia che li ha portati ad allontanarsi fino a 600 Km. dal loro bersaglio, prima di entrare in azione. Dovevano quindi contare per forza già in anticipo sullo stallo totale della difesa aerea, che però nessuno avrebbe mai potuto prevedere. A meno di fare tutti parte di un piano molto più grande di loro.


9 – Dell’intero apparato di sicurezza, sia civile che militare, non è mai stata identificata nè punita una sola persona per i gravi errori che sono costati la vita a tremila persone. Alcuni militari di alto livello, direttamente coinvolti nella mancata difesa, sono anzi stati promossi a gradi ancora più alti.

 

Twin Towers

10 – Le Torri Gemelle erano state progettate espressamente per reggere con ampio margine all’impatto di un aereo di quelle dimensioni. Se fossero quindi crollate a causa degli impatti e degli incendi, come sostiene la versione ufficiale, non si capisce perchè non sia stata intentata nessuna causa, nè civile nè penale, contro i progettisti o i costruttori, che a quel punto sarebbero responsabili per la morte di tutti coloro che erano sopravvissuti agli impatti iniziali.

11 – In ogni caso, la tesi del calore come causa del crollo strutturale è contraddetta dal fatto che almeno diciotto persone siano riuscite a discendere, dopo l’impatto, da una scala centrale rimasta intatta, per poi uscire sane e salve dall’edificio, prima che crollasse. Se in quella zona ci fosse stata una temperatura di 800° gradi, che è la minima necessaria per ammorbidire l’acciaio, nessuno avrebbe mai potuto transitarvi vivo. 

12 – Vi sono invece dozzine di testimonianze che parlano di forti esplosioni, avvenute prima e durante i crolli stessi.

13 – Il fatto che una Torre alta quattrocento metri cada da sola interamente sulla propria base, senza colpire nessun edificio accanto, è altamente improbabile. Che lo facciano due edifici simili, che fra l’altro sono stati colpiti in modo molto diverso, sfida le più robuste leggi statistiche.


14 – Che poi lo abbia fatto anche un terzo edificio, che non era nemmeno stato colpito da un aereo, rende la cosa davvero difficile da credere. Mentre questo è proprio il risultato che si sarebbe voluto ottenere, per ciascun edificio, nel caso di una demolizione controllata.


15 – Al di là della dinamica di caduta, nessun moderno edificio in acciaio al mondo è mai crollato a causa di un incendio. Non a caso, nessuno ha mai saputo spiegare in maniera credibile come la Torre numero 7 possa averlo fatto.

 

16 – A un mese e mezzo dai crolli, sono state trovate fra le macerie delle pozze di acciaio incandescente, assolutamente incompatibili con un semplice cedimento strutturale.

17 – La versione ufficiale, in cui il volo UNITED 93 sarebbe stato abbattuto dai passeggeri in rivolta, è contraddetta da svariate testimonianze di resti umani e di rottami trovati nel raggio di alcune miglia dal luogo dell’impatto.

18 – Altrettanto sorprendentemente, da un aereo che non si è mai trovato si sarebbero salvati: il documento di identità di un dirottatore, il testamento di un dirottatore, il bandana di un dirottatore, il coltellino di un dirottatore, la foto del passaporto di un dirottatore. (Questa è la più assurda!!!)

 

Ma ora preparatevi perché arriva la notizia più sconvolgente:

19 – Dal sito ufficiale dell’FBI risulta che Osama bin Laden non è, nè è mai stato, ricercato per gli attentati dell’undici settembre 2001

 

Mi sembra di avervi dato più spunti di riflessione, ora lascio a voi la parola. Mi piacerebbe anche sapere (senza farmi troppo gli affari vostri ovviamente J) dove eravate quel giorno… Ciao a tutti!!! 

11 SETTEMBRE: 6 ANNI DOPO PRIMA PARTE

Riuscite a ricordare dove eravate alle 15 dell’11 settembre 2001?!

Io me lo ricordo come se fosse ieri; ero seduto nella mia camera a giocare con la play. Ero tornato da poco a casa dal mio primo giorno di scuola, avevo conosciuto nuovi compagni perchè era incominciato il mio triennio finale all’istituto tecnico, informatica.

Ad un certo punto cambio sulla tv per vedere se magari fanno un programma carino… Metto su italia uno e vedo un aereo che si schianta contro un grattacielo. Allora penso:"un film più allegro no?!"

Cambio canale ma le immagini sono sempre le stesse e allora capisco che non è un film ma una terribile realtà.

Tutto quello che è successo quel giorno è e rimarrà sempre nella nostra mente; da quel giorno abbiamo un nemico in più che non sappiamo neanche chi sia perchè invisibile.

Ma passati alcuni giorni, a mente più lucida non ditemi che non vi siete posti questa domanda: "Come è stato possibile?"

"Davvero non si poteva evitare?" Ma soprattutto:" Come fa la difesa aerea più forte del mondo a farsi fregare in quel modo?!" Neanche fosse la difesa del Turkmenistan, con tutto il rispetto per questo stato.

E allora da li spuntano fuori tante altre domande logiche ma che non hanno avuto nessuna risposta logica. Qualcuno si è mai chiesto se la verità ufficiale sia poi cosi vera?! (scusate il gioco di parole)

Sono venute fuori parecchie teorie cospiratorie negli ultimi mesi, filmati e documenti che ti lasciano abbastanza a bocca aperta.

C’è una cosa che mi risulta abbastanza sicura, e cioè che qualcuno sta mentendo, qualcuno non vuole dirci come sono andati realmente i fatti quel maledetto giorno e quel qualcuno potete immaginare chi sia.

100 domande senza risposta sono state fatte direttamente dal Family Steering Committee, il Comitato Familiari delle Vittime, al Presidente Bush, al Vice-Presidente Cheney, al direttore della CIA Tenet, a quello dell’FBI Mueller, all’Aviazione Civile, all’ Aviazione Militare, alla Port Authority di New York e al suo sindaco Rudy Giuliani. Ovvero a tutte le più alte autorità dell’amministrazione coinvolte nei fatti dell’11 Settembre.

Queste domande hanno delle implicazioni talmente vaste, che in realtà basterebbero a fare da sintesi per tutte le accuse che vengono mosse alla versione ufficiale. Non a caso infatti queste domande non hanno mai avuto nessuna risposta.

 

E allora qui incominciano a girarti per la testa migliaia di perchè che come quelle 100 domande forse non troveranno mai risposta.

Ma la nostra mente è in grado quantomeno di ragionare e di arrivare a delle proprie conclusioni per cercare di capire come sono andati realmente i fatti.

Per aiutarmi e per aiutare voi utilizzerò il seguente sito che si è proposto di far luce su ciò che accadde veramente quel maledetto giorno di 6 anni fa: http://www.luogocomune.net

Il vero problema è psicologico

Come  potrà constatare chiunque affronti l’indagine a mente aperta, sgombra di preconcetti, gli indizi contro la versione ufficiale si rivelano presto essere di una quantità sconcertante.

Ma per arrivare a vederli con chiarezza, bisogna prima  rimuovere quella spessa corazza protettiva che tutti noi portiamo, e che ci impedisce di vedere tutto ciò che in qualche modo non saremmo in grado di accettare.

Se sentiamo che un certo discorso ci porta verso una conclusione poco gradita, alziamo tutti istintivamente una barriera di rifiuto – gli americani lo chiamano denial, o diniego – assolutamente solida e impenetrabile, anche a costo di apparire ridicoli davanti al mondo.

Questo meccanismo però, tanto facile da riconoscere negli altri quanto invisibile in noi stessi, non va nè deriso nè disprezzato: si tratta infatti di una preziosa valvola di sicurezza, che permette all’individuo di non impazzire per l’improvvisa perdita di orientamento che gli deriverebbe da una notizia per lui troppo difficile da accettare.

 

La testimonianza di David Ray Griffin

Significativa, in questo senso, è stata la testimonianza di David Ray Griffin – forse il più importante di tutti i ricercatori sull’undici settembre – al Convegno Internazionale di Bologna del settembre 2006: "Io sono arrivato tardi sulla scena – ha raccontato lo studioso americano – Inizialmente un amico mi sottopose queste "teorie alternative", ma dopo una rapida occhiata le respinsi come assolutamente inaccettabili. Solo dopo che mi furono sottoposte di nuovo, e con una certa insistenza, cominciai a vedervi qualcosa di sensato. A quel punto, nell’arco di due giorni, recuperai tutto il terreno perduto, e di colpo vidi chiara l’immagine di quello che era davvero successo quel giorno".

 

Lo sconcerto iniziale di Griffin non è affatto difficile da capire: in fondo tutti noi prima o poi abbiamo pensato: "Non è possibile. Gli americani non arriverebbero mai a farsi da soli una cosa del genere". 

 


E questo, per fortuna, è verissimo. Gli "americani" non si farebbero mai una cosa del genere, come non la farebbe la stragrande maggioranza dei cittadini di una qualunque altra nazione al mondo. L’idea di uccidere a sangue freddo dei propri connazionali, autoinfliggendosi danni economici non indifferenti, per un qualunque fine secondario, è qualcosa che non sfiorerebbe mai la mente di tutti coloro che consideriamo "gente normale.
 
Ma gli uomini della cosiddetta "amministrazione Bush" non sono affatto "americani qualunque", e non è affatto detto che debbano ragionare secondo gli stessi criteri etico-morali a cui tutti noi "gente normale" facciamo comune riferimento. (la guerra in Iraq lo dimostra).

Lo sapevano!!!

Le Monde: a gennaio i servizi di Parigi avvisarono gli americani
del progetto dell’organizzazione di Osama Bin Laden

Gli 007 francesi agli Usa nel 2001
"Al Qaeda vuole dirottare aerei"

PARIGI – Nel gennaio del 2001, otto mesi prima degli attentati a New York e Washington, i servizi segreti francesi avevano allertato quelli americani del progetto di Al Qaeda di dirottare aerei statunitensi. Lo rivela il quotidiano Le Monde pubblicando il fac-simile della prima pagina di una nota "confidenziale difesa" della Direzione generale per la sicurezza esterna (Dgse) di Parigi. Cinque pagine datate 5 gennaio 2001 e intitolate "Progetto di dirottamento aereo da parte dei radicali islamici". E Le Monde assicura che la nota fu trasmessa qualche giorno dopo al responsabile dell’ufficio della Cia a Parigi, Bill Murray. La Dgse non ha voluto commentare in alcun modo le rivelazioni del quotidiano.

Nel documento, riferisce l’agenzia France Presse che l’ha consultato integralmente, si afferma che "membri dell’organizzazione di Osama Bin Laden, in collaborazione con esponenti del movimento dei taliban e di gruppi armati ceceni preparano dall’inizio del 2000 il dirottamento di un aereo". E si parla di un volo americano tra la Germania e gli Stati Uniti, in partenza da Francoforte dove si era costituita una cellula di Al Qaeda. Il velivolo, sempre secondo la nota, sarebbe stato dirottato verso Kandahar, nel sud dell’Afghanistan.

L’informativa dei servizi francesi citava sette compagnie aeree nel mirino dei terroristi, tra le quali l’American Airlines e la United Airlines, effettivamente prese di mira l’11 settembre. Comunque gli 007 di Parigi non ipotizzavano che i militanti di Al Qaeda potessero lanciare gli aerei contro degli edifici.

E stasera non perdetevi la puntata di Matrix su Canale 5… Nuove rivelazioni e filmati inediti…

 

I precedenti storici

Due giorni fa le televisioni di tutto il mondo hanno riproposto le immagini degli attentati alle torri gemelle e al pentagono; sono passati cinque anni dal giorno che ha cambiato la storia contemporanea.
L’America ha pianto le sue vittime, il mondo le ha ricordate.
Tutto il giorno sono andati in onda sulle principali televisioni italiane "speciali" su quel maledetto giorno con testimonianze a volte toccanti dei parenti o amici delle vittime.
Solo una trasmissione però, Matrix (su canale 5 alle 23.30!), ha voluto distaccarsi dalla massa e darci oltre alla versione ufficiale anche quella che in molti chiamano complottista.
Quella versione che a molti fa paura e che si preferisce non voler prendere neanche in considerazione. Come già detto e scritto in un mio post il problema di tutto ciò, di non riuscire a vedere oltre, di non riuscire a pensare che ci stanno ingannando è solo psicologico.
Per chi non avesse letto il precedente post legga qui:
 
Per gli altri continuiamo a cercare di capire come in relatà sono andati i fatti.
Ma prima di passare direttamente a quel giorno vorrei inserire, sempre con l’aiuto di luogocomune.net, i precedenti storici.
Voi vi chiederete, quali precedenti? V’è stato un altro undici settembre nella storia? La risposta è ovviamente no ma ci furono altri "pretesti" di guerra, a partire dalla fine dell’800, ancor prima che gli Usa divenissero la prima potenza mondiale in ogni campo, soprattutto militare.
 
PRETESTI DI GUERRA

CUBA, LUSITANIA, PEARL HARBOUR, TONCHINO: UN VIZIO LUNGO UN SECOLO

 

Cuba e l’affondamento della U.S.S. Maine

La storia degli Stati Uniti come potenza planetaria comincia alla fine del 19 secolo, con la breve ma importantissima guerra ispano-americana del 1898, nella quale gli Stati Uniti tolsero alla Spagna il controllo su Cuba e Portorico nell’Atlantico, e su Guam e Filippine nel Pacifico.

Buona maggioranza degli storici ormai concorda sul fatto che tale guerra fu scatenata da un pretesto il cui artefice fu lo stesso futuro presidente degli Stati Uniti, Theodore Roosevelt (da non confondersi con Franklin Delano Roosevelt, che guidò il paese dalla Grande Depressione fino alla Seconda Guerra Mondiale). Al tempo Ministro della Marina, Roosevelt già da tempo aveva preparato l’invasione navale dell’isola, ed attendeva solamente una scusa per entrare in azione.

Questa scusa fu provvidenzialmente fornita da una improvvisa esplosione a bordo dell’incrociatore U.S.S. Maine, che affondò in pochissimo tempo portando con sè piu di duecento marinai americani, del tutto ignari di ciò che stava accadendo.

Gli Stati Uniti accusarono immediatamente gli spagnoli di aver piazzato una mina a bordo, e nonostante questi negassero ogni responsabilità, e chiedessero invece una commissione mista per indagare sulle vere cause dell’affondamento, gli USA dichiararono sbrigativamente guerra e l’attacco ebbe inizio.

In poco tempo l’intera flotta navale spagnola fu affondata, e gli sconfitti furono costretti ad andare ai trattati di pace di Parigi senza poter porre alcuna condizione. Fu così che persero praticamente tutto quello che restava loro del potente impero marittimo, le cui origini risalivano addirittura ai tempi di Cristoforo Colombo.

Roosevelt approfittò poi della vittoriosa campagna di guerra per farsi fotografare in tutte le pose in sella al suo cavallo preferito, riuscendo così a conquistarsi – grazie alla complicità degli "yellow papers" di Pulitzer (i tabloid dell’epoca) – un notorietà sufficiente a vincere con facilità le susseguenti elezioni presidenziali.

Una speciale commissione d’inchiesta americana avrebbe poi stabilito, nel 1987, che in realtà gli spagnoli non ebbero alcuna responsabilità nell’attentato, ma che l’esplosione sarebbe avvenuta "a causa di esplosivi stivati troppo vicino alle caldaie".

Una spiegazione ridicola, ovviamente, ed un modo tanto ipocrita quanto tardivo per chiedere scusa alla Spagna –  e soprattutto alla Storia – senza ammettere la propria colpa.

Lusitania e I Guerra Mondiale

Curiosamente, su sempre l’affondamento di una nave, il Lusitania, a dare agli Stati Uniti un motivo per scendere in campo, al fianco di Francia e Inghilterra, contro l’Impero Germanico nella prima Guerra Mondiale. La nave, che batteva bandiera britannica, viaggiava da New York a Liverpool con oltre mille e duecento passeggeri, di cui 123 americani, e pare trasportasse anche un carico segreto di armamenti destinati all’Inghilterra. La nave fu colpita il 15 Maggio 1915 dai siluri degli U-Boat tedeschi al largo dell’Irlanda, e affondò in soli 18 minuti. Non si salvò nessuno. Questo incidente causò un’escalation che portò in breve tempo il presidente americano Wilson a dichiarare guerra alla Germania. Ufficialmente non si è mai saputo perchè i tedeschi abbiano deciso di colpire la nave, ma si sospetta che la notizia degli armamenti "segreti" sia stata fatta filtrare appositamente fino a loro, in modo da "incentivare" il loro già latente desiderio di interrompere i rifornimenti americani con una preda particolarmente succulenta.

Golfo del Tonchino e Guerra in Vietnam

E fu sempre una nave americana, la U.S.S. Maddox, che fu presa di mira da siluri vietnamiti, nel Golfo del Tonchino, a provocare la rapida escalation che portò Lindon Johnson, nel Luglio 1964, a dichiarare guerra al Viet-Nam del Nord.

Ma lo stesso McNamara, allora Segretario della Difesa, ha riconosciuto in una recente intervista che si trattò di una plateale  messinscena. Fino ad allora infatti l’appoggio militare statunitense, iniziato sotto la presidenza Kennedy, era stato puramente esterno. La lunga e tormentata guerra, che costò agli Stati Uniti circa 60.000 morti, si sarebbe rivelata la prima ed unica sconfitta militare americana nella storia.

(Visto questo apparente "vizio" degli americani, ci sarebbe quasi da stupirsi – almeno per chi è convinto della matrice interna degli attentati dell’11 Settembre – che non abbiano cercato anche in questo caso di lanciare una nave contro le Torri Gemelle).

Ma il pretesto più incredibile fu quello per entrare nella II guerra mondiale ed è quello con più analogie con l’11 settembre tanto che moltissimi politici ed altri importanti personaggi americani hanno definito quegli attacchi "la Pearl Harbour del 21simo secolo".

 

Ma vediamo il perchè…

"Oggi 7 Dicembre 1941, giorno che vivrà nell’infamia, gli Stati Uniti d’America sono stati improvvisamente e deliberatamente attaccati dalle forze aeree e navali dell’Impero del Giappone.""Oggi 7 Dicembre 1941, giorno che vivrà nell’infamia, gli Stati Uniti d’America sono stati improvvisamente e deliberatamente attaccati dalle forze aeree e navali dell’Impero del Giappone."

Con questo discorso al Congresso, il Presidente Roosevelt annunciò al mondo l’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale. (Ciò che non disse, è che i giapponesi avevano già dichiarato guerra agli Stati Uniti da qualche ora).

Durante l’attacco da parte dei giapponesi, gli americani persero più di tremila uomini e una dozzina di preziose navi da guerra, che risultarono completamente distrutte dall’ incursione dei kamikaze.

Gli americani infatti non si aspettavano minimamente di essere attaccati, e molti marinai morirono mentre ancora stavano prendendo il sole sulla tolda delle loro navi. Le stesse navi poi erano disposte l’una dietro l’altra, in due file parallele (parte bassa della foto), e ciò si tradusse per i caccia giapponesi in un vero e proprio tiro al bersaglio ad occhi chiusi.

L’"infamia" subita fu sufficiente a giustificare, agli occhi della popolazione americana, un ingresso in guerra che li avrebbe poi portati a stabilire il controllo su gran parte di quella fetta di mondo.

***

Solo molti anni più tardi, gli storici hanno cominciato a portare alla luce dei fatti che dipingono un ben diverso ritratto di quella storica giornata.

Sei mesi prima dell’attacco, inspiegabilmente, gli alti comandi di Washington avevano fatto ritirare i radar della difesa aerea del porto, mentre era stata sospesa ogni attività di decodifica delle comunicazini radio dei giapponesi sulla costa opposta. Lo stato di apparente sicurezza aveva poi indotto i comandanti delle navi ad assumere la posizione di allineamento descritta sopra, che è conosciuta come una classica posizione di pace.

Si seppe invece in seguito che Roosevelt aveva parlato personalmente con Yamamoto, il quale lo aveva chiaramente minacciato di attaccare la sua flotta a Pearl Harbour, almeno una settimana prima che ciò accadesse.

Quando infine, la mattina del 7 Dicembre, la notizia che i giapponesi stavano puntando su Pearl Harbour giunse a Washington, si innescò una stranissima sequenza di intoppi, malintesi e ritardi, che fece sì che l’allarme per i marinai arrivasse al porto quando i primi caccia erano già in vista delle navi.

Tra i disguidi più curiosi, ricordiamo che la stessa dichiarazione di guerra, regolarmente consegnata quel mattino dagli ambasciatori giapponesi al governo americano, rimase a lungo su un tavolo della Casa Bianca, a causa della improvvisa scomparsa del traduttore ufficiale. E quando il messaggio di allarme finalmente partì per Pearl Harbour, dovette viaggiare sui vecchi fili del telegrafo, poichè risultò che i ponti radio con le Hawaii erano stati improvvisamente interrotti. Il messaggio fu infine consegnato a mano, da un fattorino in bicicletta, quando ormai era troppo tardi.

In conclusione, gli storici concordano ormai sul fatto che l’attacco a Pearl Harbour sia stato fortemente "voluto" da parte degli americani, che prima provocarono i giapponesi fino a farli cadere nella trappola, e poi fecero di tutto per impedire che le vittime si potessero organizzare per potersi difendere.

Evidentemente si volle una mattanza vera e propria, con le vittime ignare ed indifese, per scatenare nella popolazione quel tanto di indignazione in più che sarebbe servito a giustificare l’entrata in guerra di un colosso come l’America contro l’Impero del Sol Levante.

Ma manca ancora un operazione, di 50 anni fa, che potrebbe davvero rendere la tesi di un autoattentato non più una fantasia da pazzi visionari.

Ma la vedremo nella prossima puntata, per ora materiale da riflettere ce nè, a partire da quel 7 dicembre 1941…

 

A presto!!!

 

I Principali capi d’accusa

Torniamo quindi a vedere quali sono i principali capi d’accusa che vengono mossi alla versione ufficiale americana.
 
Essi sono:

1) Che i presunti terroristi non potessero in nessun modo essere quelli indicati dall’FBI, nè che avrebbero comunque potuto fare ciò che si sostiene abbiano fatto quel giorno.

2) Che la difesa aerea, da parte sua, sia rimasta inspiegabilmente a guardare, mentre i suddetti scorrazzavano liberi per i cieli più protetti del mondo.

3)
Che le Torri Gemelle e il WTC7 non possano in nessun modo aver ceduto a causa dei soli impatti e degli incendi, ma che siano invece stati demoliti a comando, nell’ambito di una complessa quanto cinica operazione concertata a vari livelli.

4)
Che non sia stato un aereo commerciale a schiantarsi nel Pentagono, ma un altro tipo di velivolo.

5) Che le guerre in Afghanistan e Iraq  fossero già state programmate fin nel minimo dettaglio, all’interno di un piano di cui l’11 Settembre non è stato che il semaforo verde.

6)  Che vari personaggi dell’amministrazione Bush – ma non necessariamente il Presidente – fossero perfettamemte al corrente di ciò che sarebbe accaduto quel giorno.

Si tratterebbe, in poche parole, di un vero e proprio complotto, inteso a giustificare il totale cambio di direzione nella politica interna ed estera dell’amministrazione, portato a termine con la complicità di alcuni elementi-chiave della CIA, dell’FBI, del Pentagono e dei Servizi Segreti del Presidente.

Ma chi è stato il primo a farsi queste domande?
Il nome Thierry Meyssan vi dice qualcosa?!
 
 
Thierry Meyssan è il giornalista investigativo a cui si deve, nel bene o nel male, il fatto che oggi esista un dibattito così acceso e diffuso sull’11 Settembre.

 Fu lui, con l’appoggio del sito francese ReseauVoltaire, a scatenare l’ondata di polemiche e di dubbi, pubblicando nel 2002 il libro-indagine intitolato L’Effroyable Imposture, che in Francia divenne un instant-success, e che nel giro di pochi mesi fu tradotto in 35 lingue (la versione italiana si intitola L’Incredibile Menzogna).

Nella prima parte del libro Meyssan denuncia la inspiegabile assenza di rottami dell’aereo che sarebbe caduto sul Pentagono, basandosi su fotografie scattate da personale militare, e diffuse inizialmente dallo stesso Ministero della Difesa. Dopodichè Meyssan propone degli indizi che indicherebbero invece come sia stato probabilmente un caccia armato di missile – o comunque un "oggetto volante" di quel tipo, e non un aereo commerciale carico di passeggeri – a colpire l’edificio.

Nella seconda parte del libro Meyssan si dedica a cercare di inquadrare ciò che ha denunciato, cioè la responsabilità oggettiva di parte del governo americano negli attentati, in un più ampio quadro di strategia geopolitica mondiale.

Ne esce un immagine degli Stati Uniti – o perlomeno, dell’attuale amministrazione – ben diversa da quella che ha cercato di presentare Bush sin dal 12 di Settembre, nel volersi a tutti i costi dipingere come il paladino del bene contro il male su scala mondiale.

Uno dei paesi in cui il libro ha trovato le maggiori difficoltà, prevedibilmente, è stato proprio l’America. Non appena se ne ebbe notizia, infatti, lo stato maggiore del Pentagono, con Rumsfeld in testa, convocò una conferenza stampa a seguito della quale il libro fu bollato su tutti i media come una piaga maligna e ridicola insieme. Il generale Meyers concluse dicendo che supportare una tesi del genere equivaleva ad offendere la memoria di coloro che erano morti quel giorno.

Perquanto nessuno abbia mai capito bene il significato di quella frase, nessun grosso editore se l’è certo sentita di inimicarsi il governo, nel nuovo clima di caccia alle streghe che si era instaurato a seguito gli attentati.

C’è stato, però, Internet. E sull’onda di quelle poche copie tradotte e vendute sottobanco, in America è fiorita una vera e propria selva di siti che denunciano, con livelli di accuratezza cento volte superiori al nostro, le responsabilità ultime di quegli attentati.

Nonostante il vasto successo nel mondo, il libro ha anche incontrato, una notevole dose di ostilità. Complesse operazioni di debunking sono state lanciate attraverso i media ufficiali, in Francia come all’estero, a dimostrazione che il libro, che molti vorrebbero liquidare in due parole, sia tutt’altro che fragile.

Due noti giornalisti francesi hanno addirittura scritto un "controlibro" – questo sì, sostenuto da una forte distribuzione – intitolato Complotto, nel quale cercavano di smontare le tesi di Meyssan in una classica operazione di svalutazione “ad hominem”.  Per quanto gli autori sostengano di esserci riusciti, però, a noi non risulta che nessuna controtesi valida sia mai stata formulata, almeno per quel che riguarda la questione "aereo nel Pentagono". La versione italiana del libro è corredata da un’introduzione di Lucia Annunziata, che la dice lunga sulla necessità, da parte di chi lo ha pubblicato, di affossare e screditare in qualunque modo le tesi di Meyssan.

Sull’onda di questa reazione, anche in Internet sono fioriti molti siti di debunking, venendo a marcare, nel tempo, una sempre più chiara linea di divisione fra chi crede alla versione ufficiale e chi no.

In risposta al contro-libro francese, infine, Meyssan ha pubblicato un secondo libro, Pentagate, nel quale ribadisce ed approfondisce gli aspetti sia tecnici che sociali del primo, apportando un ulteriore strato di documentazione che a questo punto risulta ben difficile da ignorare, per chiunque voglia dichiararsi contrario alla sua tesi.

 
E voi con chi state per ora?! Con il governo americano o con chi vorrebbe fare emergere la verità?
 
Nel prossimo intervento andremo ad esaminare i precedenti storici; come cercare di capire perchè l’11 settembre 2001 sia stato ribattezzato da molti come la Pearl Harbour del 2000.
 
A Presto…
 
Un saluto a tutti!

Introduzione: Il vero è problema è psicologico…

Eccoci allora ad esaminare i fatti di quel giorno che ha cambiato per sempre la nostra storia, la nostra vita.
L’intera "filosofia" di questi interventi ruota sull’analisi che ciascuno di noi fa dell’11 Settembre, e sulle conclusioni che ne trae sulle responsabilità ultime di quegli eventi.
Da tale giudizio infatti dipende poi l’intera lettura che ognuno di noi fa, quotidianamente, di tutto ciò che avviene nel mondo.
Chi è convinto che sia stato bin Laden, la vede tutta in un modo, chi crede che sia stato Bush (cioè che bin Laden sia solo una creazione della CIA), tutta in un altro. E chi ancora non ha deciso, si ritrova ancor più spesso degli altri a capirci poco o niente.

Ma il vero problema dell’ 11 Settembre non è quello di scoprire chi in realtà abbia voluto gli attentati. Il problema sta piuttosto nell’enorme ostacolo psicologico che ciascuno di noi incontra nel momento in cui gli si para davanti per la prima volta l’ipotesi che "se lo siano fatti da soli". E’ un’idea talmente difficile da accettare, che la prima reazione di una qualunque persona normale è di dire: "No, non è possibile. Non si può arrivare a tanto."

 

Solo in seguito, mentre una parte di noi rimane aggrappata a quel rifiuto istintivo, altri sentono il bisogno di andare invece fino in fondo. E a quel punto scoprono, paradossalmente, che le prove contro la cospirazione sono semplicemente schiaccianti. Erano lì dal primo giorno, e sono ancora talmente in bella vista che gli altri, appunto, per non dover ammettere qualcosa che non si sentono in grado di accettare, dovranno ancora una volta volgere lo sguardo altrove.

Ma questo è un lusso che ormai nessuno di noi si può più permettere, e di fronte alla conseguenze sempre più gravi, a livello mondiale, che stanno derivando dagli eventi di quel giorno, è diventato necessario che ciascuno di noi si assuma in pieno le proprie responsabilità, in un senso o nell’altro.

 

COSPIRAZIONISTI O "REGOLARI", LE RESPONSABILITA’ ORMAI SONO LE STESSE

La prima cosa da fare, per affrontare correttamente il problema dell’11 Settembre, è capovolgere il teorema corrente, che vede da una parte il "cospirazionista", come un animale strano afflitto da oscure turbe persecutorie, e dall’altra il cittadino "normale", ragionevole, con i piedi per terra, che non sta certo lì a perdere tempo con queste fantasie da fumetto.

Alla domanda "Oddio, non sarai mica anche tu di quelli che vedono complotti da tutte le parti?", infatti, oggi si può benissimo rispondere "Perchè, tu non sarai mica di quelli che fanno ancora finta di non vedere, per caso?"

Perchè quando crolla una balconata allo stadio, prende fuoco una discoteca, o esplode un palazzo per una fuga di gas, nessuno di noi sta lì più di tanto a cercare di capire se ci siano di mezzo i servizi segreti. Ma quando si ammazza un presidente degli Stati Uniti, viene rapito e ucciso un importante politico italiano, o crollano delle torri che danno il via libera a intere guerre d’invasione, è semplicemente da struzzi non farsi venire almeno il sospetto.

Se poi risulta che quel presidente è stato ucciso da proiettili che zig-zagano magicamente nell’aria, che la scorta del politico è stata eliminata con precisione millimetrica da gente che non ha mai sparato più di dieci colpi nella sua vita, o che i mostri del cielo che colpiscono le torri sono guidati da gente che non si è mai seduta una volta a quei comandi, allora si sfiora l’associazione a delinquere nel non rispondere all’obbligo di voler conoscere la verità.

In fondo, quando si viene a conoscenza di un banale furto di pomodori, abbiamo tutti il dovere di correre alla polizia a denunciarlo. E quindi, di fronte a fatti come quelli dell’11 Settembre, che sono costati la vita a migliaia di persone come noi, e che ci hanno poi richiesto di avallare decisioni – guerre d’Afghanistan e Iraq – che sarebbero costate la vita a venti volte tanto quelle persone, ciascuno di noi ha il dovere inderogabile di informarsi a fondo, e di farlo con tutta l’onestà intellettuale di cui dispone.

Se poi alla fine avrà deciso di continuare a credere alla versione ufficiale, sarà suo pieno diritto farlo, e meriterà comunque il rispetto incondizionato di chi la pensa diversamente. Ma deve essere una decisione onesta ed informata – non di principio – che gli permetta poi di vivere con la coscienza veramente a posto.

 

 

Come avviene normalmente il dibattito fra cospirazionista e debunker

Che ci si trovi in rete, al bar, o nel salotto di casa propria, la meccanica del confronto fra le due parti è purtroppo abbastanza obbligata, nel senso che si parte necessariamente dalla lista di incongruenze che il cospirazionista riscontra nella versione ufficiale, il che porta il debunker a cercare di controbatterle punto per punto.

Questo metodo ha però il difetto (senza che sia colpa di nessuno) che prima o poi ci si ritrova a discutere accanitamente sul fatto singolo, senza venirne necessariamente a capo in maniera definitiva. E così può succedere col fatto seguente, e con quello seguente ancora.

Questo limite in realtà potrebbe apparire nel pieno interesse del debunker, il quale, riuscendo ad insinuare un qualsivoglia dubbio* su ciascuno degli indizi, può alla fine sostenere che nulla è dimostrabile con certezza. Non va invece dimenticato che una cosa è mostrare che ciascuna incongruenza può anche essere spiegata – in maniera magari un pò acrobatica, ma teoricamente possibile – senza dover implicare per forza una cospirazione, ben altra è pensare che davvero tutte queste incongruenze si siano verificate nel corso dello stesso evento storico.

Un rapido esempio:

C’è una possibilità su un milione che quattro apprendisti piloti riescano, tutti nello stesso giorno, e nell’ambito della stessa operazione, a fare quello che avrebbe fatto ciascuno dei dirottatori dell’11 Settembre? Diciamo che c’è.

C’è una possibilità su un milione che l’intero apparato della difesa più forte del mondo vada tutto, contemporaneamente in tilt, nella maniera inspiegabile in cui è successo? Chiudiamo per un istante gli occhi, e diciamo che c’è.

C’è una possibilità su un milione – o forse un miliardo – che non un passaporto qualunque, ma addirittura quello di uno dei dirottatori, sopravviva all’inferno dell’esplosione nella 2nda torre, e venga ritrovato praticamente intatto, a quattro isolati di distanza, da un agente dell’FBI che passava di lì per caso? E va bene, chiudiamo per un attimo tutto quello che possiamo chiudere, e diciamo che c’è.

Ma quante possibilità ci sono che dozzine e dozzine di incongruenze estreme come queste siano convenute tutte nello stesso momento e nello stesso punto dell’universo, mentre il tutto tornerebbe logicamente normale se solo si cambiasse il nome  dell’assassino?

Ecco, questo è ciò che intendevamo nella pagina precedente per "onestà intellettuale": guardare ai singoli eventi, ma sempre nel quadro generale in cui sono inseriti.


***

* Perchè il "ragionevole dubbio"


Volendo, nulla è dimostrabile in assoluto. Persino di fronte ad un omicidio a cui io abbia assistito in prima persona, e dove abbia visto un uomo sparare ad un altro da un metro di distanza, non sarei in grado di dimostrare con certezza assoluta che il primo è il colpevole di quell’assassinio..

Provate solo a pensare all’omicidio di Lee Harwey Oswald, a cui tutto il mondo ha assistito in diretta. E’ così irragionevole pensare che in realtà la pistola di Ruby fosse caricata a salve, e che invece a sparare ad Oswald sia stato uno degli sceriffi che gli stanno accanto?

Perchè mai? – mi chiederebbe il procuratore che accusa Ruby.

Per evitare che Ruby ferisse per sbaglio uno degli sceriffi, ad esempio – risponderei io – mentre nella confusione il vero assassino, non visto, avrebbe potuto sparare ad Oswald dal basso verso l’alto, rischiando molto di meno per tutti gli altri.

D’accordo, direbbe il procuratore, è possibile. Peccato però che dall’esame autoptico di Oswald si deduca con chiarezza che i proiettili siano venuti dal davanti, e che quindi l’assassino non possa essere che Ruby. [Sto ipotizzando ad hoc, sia chiaro].

A quel punto io potrei obiettare che l’esame è stato realizzato in maniera imprecisa e frettolosa, oppure che sia irregolare (basta che manchi un timbro da qualche parte), oppure che sia stato addirittura falsificato.

Ma che motivo avrebbero le autorità per falsificarlo? – mi chiederebbe allora il procuratore.

Mah, per esempio, se ci fosse stato un interesse….ecc ecc

Ovvero, finchè io avessi una sola alternativa ipoteticamente valida per contrare ciascuna tesi del procuratore, si potrebbe andare avanti all’infinito, senza arrivare mai ad una conclusione certa.

E’ per questo che tutte le legislazioni moderne hanno introdotto, nel processo penale, il concetto di "ragionevole dubbio", al di là del quale ogni fatto "dimostrato" va ritenuto dimostrato in assoluto.

 

Bene… Dopo questa breve, ma dovuta, introduzione, nel prossimo intervento vedremo quali sono i principali capi d’accusa che vengono mossi alla versione ufficiale…

 

Intanto fatevi un idea su quello che avete appena letto e se volete lasciate pure un commento…

 

A presto!!! Un saluto a tutti!!!

 

Marco



11 settembre 2001

Riuscite a ricordare dove eravate alle 15 dell’11 settembre 2001?!
Io me lo ricordo come se fosse successo ieri; ero seduto nella mia cameretta a giocare con la play. Ero tornato da poco a casa dal mio primo giorno di scuola, avevo conosciuto nuovi compagni perchè era incominciato il mio triennio finale all’istituto tecnico, informatica.
Ad un certo punto cambio sulla tv per vedere se magari fanno un programma carino… Metto su italia uno e vedo un aereo che si schianta contro un grattacielo. allora penso:”un film più allegro no?!”
cambio canale ma le immagini sono sempre le stesse e allora capisco che non è un film ma una terribile realtà.
Tutto quello che è successo quel giorno è e rimarrà sempre nella nostra mente; da quel giorno abbiamo un nemico in più che non sappiamo neanche che sia perchè invisibile e purtroppo non si può sconfiggere.
Ma passati alcuni giorni, a mente più lucida non ditemi che non vi siete posti questa domanda: “Come è stato possibile?” “Davvero non si poteva evitare?” Ma soprattutto:” Come fa la difesa aerea più forte del mondo a farsi fregare in quel modo?!” Neanche fosse la difesa del Turkmenistan, con tutto il rispetto per questo stato.
E allora da li spuntano fuori tante altre domande logiche ma che non hanno avuto nessuna risposta logica. Qualcuno si è mai chiesto se la verità ufficiale sia poi cosi vera?! (scusate il gioco di parole)
Sono venute fuori parecchie teorie cospiratorie negli ultimi mesi, filmati e documenti che ti lasciano abbastanza a bocca aperta.
C’è una cosa che mi risulta abbastanza sicura, e cioè che qualcuno sta mentendo, qualcuno non vuole dirci come sono andati realmente i fatti quel maledetto giorno e quel qualcuno potete immaginare chi sia.
100 domande senza risposta sono state fatte direttamente dal Family Steering Committee, il Comitato Familiari delle Vittime, al Presidente Bush, al Vice-Presidente Cheney, al direttore della CIA Tenet, a quello dell’FBI Mueller, all’Aviazione Civile, all’ Aviazione Militare, alla Port Authority di New York e al suo sindaco Rudy Giuliani. Ovvero a tutte le più alte autorità dell’amministrazione coinvolte nei fatti dell’11 Settembre.Queste domande hanno delle implicazioni talmente vaste, che in realtà basterebbero a fare da sintesi per tutte le accuse che vengono mosse alla versione ufficiale. Non a caso infatti queste domande non hanno mai avuto nessuna risposta.

 
E allora qui incominciano a girarti per la testa migliaia di perchè che come quelle 100 domande forse non troveranno mai risposta.
Ma la nostra mente è in grado quantomeno di ragionare e di arrivare a delle proprie conclusioni per cercare di capire come sono andati realmente i fatti.
 
Da questo momento quindi parte una sezione su questo blog dedicata all’11 settembre, per capire un pò di più e speriamo per chiarirci qualcosa di più nella nostra mente.
La ricerca è stata effettuata dal sito luogocomune.net, quindi se volete potete andare direttamente sul sito e informarvi. Mi piacerebbe però esaminare punto per punto le questioni più ambigue per vedere e sentire anche il vostro pensiero a riguardo.
 
A breve il primo intervento a riguardo ma prima vorrei fare un omaggio alle vittime degli attentati di Londra di un anno fa.
Oggi Londra, a distanza di un anno esatto ricorda le 52 vittime degli attentati nella metropolitana con due minuti di silenzio.
Mi piacerebbe che tutti si unissero al dolore di parenti, amici e conoscenti di queste persone che hanno perso la vita a causa della cattiveria umana.
 
 
Un saluto a tutti e a… presto!!!
 
Marco