Analisi banale (ma irreprensibile) sulle origini della Bibbia. E naturali conseguenze

Abbiamo più volte parlato in questo blog di Bibbia, di come vada letta e interpretata.

Questo che vi propongo è un testo tratto dal blog di Maurizio Fiumara; racchiude molte delle analisi già fatte in passato, analisi che lui stesso definisce banali ma allo stesso tempo irreprensibili.

  

Spesso, nel senso comune, quando si vogliono stabilire un concetto, o un testo, come unica ed ultima autorità, assoluta e dogmatica, si usa definirli “la bibbia” di quell’insegnamento.

Il parallelismo col Testo Sacro è dovuto alla presunta origine di quest’ultimo, comunemente creduta divina, più correttamente ridimensionata quando si risale alla sua esatta genesi.


 

La Bibbia è un libro cristiano che nasce nel 367 E.v. (o d.C.) come raccolta di libri, per opera di Atanasio di Alessandria, il cui processo di selezione si vedrà concluso collegialmente solo nel 1546, col Concilio di Trento. 

Analiticamente, può essere suddivisa in due parti: il Vecchio (o Antico) Testamento ed il Nuovo Testamento, ovvero la Tanakh ebraica, costituita, a sua volta, dalla Torah, o Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio), gli Scritti (ai quali appartengono i Libri sapienziali di cui fanno parte i Salmi), i Libri storici, i Libri profetici, i quattro Vangeli sinottici, le Lettere di Paolo, le Lettere cattoliche, gli Atti degli Apostoli, l’Apocalisse, in cui il numero complessivo dei volumi è differente a seconda della comunità ecclesiale che l’adotta come proprio fondamento.


 

Due le informazioni, già molto importanti, che si possono fin qui rilevare: la data. Vede la luce più di trecento anni dopo la morte di Cristo, mettendocene più di mille (di accorgimenti) per raggiungere la versione da noi conosciuta; e l’arbitrarietà del contenuto. Innanzi tutto una umana selezione di umane opere letterarie (che spiegano il perchè dei diversi stili) taluni derivanti da tradizioni orali (motivo per cui alcuni testi sono anonimi) poi, un diverso numero di libri, più numerosi (73) per le Chiese cattolica (dal greco katholikòs, cioè “universale”) ed ortodossa (che non riconosce il primato papale, il Purgatorio e non ammette la grazia creata, credendo alla partecipazione dell’uomo alle energie divine increate), rispetto a quelli (66) inseriti dalle comunità nate dalla riforma protestante del sedicesimo secolo.


 

Va da sè che un’intenzionalità divina avrebbe dovuto salvaguardare nel tempo, magari attraverso l’ispirazione dello Spirito Santo, lo stesso numero di libri, a prescindere dall’utenza.

Se ne deduce che la Bibbia sia ‘invenzione’ della Chiesa, voluta nè da Gesù, nè, tanto meno, dal Padre celeste, risultando, senza troppi scrupoli, prodotto della Chiesa, assieme alla liturgia, ai sacramenti, al Purgatorio, facendo emergere una realtà così poco romantica e, soprattutto, depauperata dell’accezione di ‘origine divina’.

Non dimentichiamo che durante il Medioevo, e gran parte del Rinascimento, la Chiesa cattolica è stata l’autorità intellettuale dominante in tutta Europa. Gli studiosi europei del Medioevo erano membri del clero; le università, in cui il sapere antico veniva praticato e diffuso, erano scuole ecclesiastiche.


 

Ma quanti cattolici conoscono queste cose? Perchè questo è un punto importante. Non solo perchè un’origine non divina (diversa e molto più modesta) del caposaldo di una religione monoteista determinerà confutazioni perenni (un conto è che quelle cose le abbia dette una mente trascendente divina, un altro è che quei contenuti provengano da un lavoro umano, con tutti i (leciti) sospetti che ne derivano sulla finalità dell’opera), ma anche perchè il risultato editoriale è paragonabile a quello che si potrebbe ottenere da una raccolta di poesie orientali, di epoche diverse, unite alla Divina Comedia di Dante, a cui venisse attribuito un messaggio di verità unica, dogmatico, risultando necessariamente occulto e contraddittorio. Come di fatto è la Bibbia.

Ne discende che chi professa il proprio credo, magari porta a porta, basandolo letteralmente ed esclusivamente sulle Sacre Scritture, stia facendo un imperdonabile errore, perchè è come se volesse insegnare a costruire una casa ad una controparte, trincerandosi dietro la lettura puntuale di indicazioni tratte da un manuale di edilizia, ricavato da appunti ben riportati, ma trovati in soffitta, di provenienza dubbia e non sempre firmati; la Bibbia, infatti, è il testo che afferma che Sole e astri ruotano attorno alla Terra. E Dio doveva ben sapere come stessero esattamente le cose.


 

Quindi, attenzione a come si legge la Bibbia perchè di ingenuità così vistose non ve ne sono poche, tanto che il filosofo-teologo Ephraim Gotthold Lessing non esitò a definire l’Antico Testamento “libro elementare per fanciulli”.

“Il biblicismo è una pericolosa malattia, è la paralisi dello spirito, l’incatenamento della libertà alla lettera scritturistica che spesso produce il fanatismo fondamentalista delle sette, pericolosa prigione alla quale è preferibile lo scetticismo di chi continuamente ricerca”, come afferma il moderato, ma attento, teologo Vito Mancuso.

Chi racconta Dio basando le proprie affermazioni soltanto sulla Bibbia, dimostra di non aver argomenti, perchè la Bibbia è contraddittoria e fantastica, e per fare un discorso sensato è inevitabile fare omissioni, o passare dal simbolico al reale, a seconda della propria convenienza, ottenendosi discorsi che sono pura interpretazione personale.


 

Per esempio, da una personale statistica, tecnicamente significativa, risulta che pochissimi sono coloro che conoscono il contenuto dei 150 Salmi che costituiscono il Vecchio Testamento e che fanno parte della Bibbia, non pochi dei quali dipingono un’immagine di Dio poco incline al perdono, addirittura vendicativa, e che proprio per questo ci si guarda bene di discutere negli incontri a tema religioso, dalla cui lettura diventa facile spiegare anche molti dei comportamenti dei c.d. “credenti (borghesi) della domenica”, che ciascuno conosce, i quali si sentono (immotivatamente e goffamente) tanto a posto con la coscienza quanto pronti a sottoporre a sommarie sentenze, come empi, tutti coloro che la pensano, in termini religiosi, diversamente da loro.


 

Per potersi fare un’opinione in merito, Salmo 11: “Egli farà piovere sull’empio carboni accesi; zolfo e vento infocato sarà il contenuto del loro calice”. Salmo 21: “La tua destra colpirà quelli che ti odiano. Tu li metterai come in una fornace ardente quando comparirai (…) il fuoco li divorerà. Tu farai sparire il loro frutto dalla terra e la loro discendenza tra i figli degli uomini (…) con il tuo arco mirerai diritto alla loro faccia”. Salmo 58: “O Dio, spezza loro i denti in bocca; o Signore, fracassa le mascelle dei leoni! (…) Siano come lumaca che si scioglie strisciando; come aborto di donna, non cedano il sole. (…) Il giusto si rallegrerà nel veder la punizione, si laverà i piedi nel sangue dell’empio, e la gente dirà: certo, vi è una ricompensa per il giusto; certo, c’è un Dio che fa giustizia sulla Terra!”. Salmo 78 (che si ripete approssimativamente uguale nel Salmo 105): “Egli mutò i loro fiumi e i loro ruscelli in sangue, perchè non vi potessero più bere. Mandò contro di loro mosche velenose a divorarli e rane a molestarli. Diede il loro raccolto ai bruchi e il frutto della loro fatica alle cavallette. Distrusse le loro vigne con la grandine e i loro sicomori con i grossi chicchi d’essa. Abbandonò il loro bestiame alla grandine e le loro greggi ai fulmini. Scatenò su di loro il furore del suo sdegno, ira, indignazione e tribolazione, una moltitudine di messaggeri di sventure. Diede sfogo alla sua ira; non li risparmiò dalla morte, ma abbandonò la loro vita alla peste. Percosse tutti i primogeniti d’Egitto, le primizie del vigore nelle tende di Cam”. Salmo 79: “Restituisci ai nostri vicini sette volte tanto l’oltraggio che ti hanno fatto, o Signore” Salmo 109: “Siano pochi i suoi giorni: un altro prenda il suo posto. I suoi figli diventino orfani e sua moglie vedova. I suoi figli siano vagabondi e mendicanti (…) La sua discendenza sia distrutta; nella seconda generazione sia cancellato il loro nome!” Salmo 137: “Beato chi afferrerà i tuoi bambini e li sbatterà contro la roccia”. Salmo 149: “Abbiano in bocca le lodi di Dio e una spada a due tagli in mano per punire le nazioni e infliggere castighi ai popoli; per legare i loro re con catene e i loro nobili con ceppi di ferro”.


 

Da questa limitata rassegna è evidente perchè i cattolici conoscano solo un’educazione “positiva” fatta di premi e punizioni, la stessa che è impartita erroneamente a gran parte dei bambini: tutto nasce dal carattere vendicativo ed irascibile attribuito a Dio dall’uomo, per un’atavica sete di vendetta, tipicamente umana, che impartisce all’umanità punizioni come il Diluvio universale, la distruzione di Sodoma e Gomorra, il martirio di Giobbe etc. e che, in quanto “giusto”, è da imitare.

Questo è il Dio cristiano raccontato dalla Bibbia, e delle due l’una: o Dio esiste ed è anche quello dei Salmi, o è una creazione dell’Uomo, ergo, non esiste. In entrambi i casi ne deriva che il Dio cristiano non è quel ‘signore’ buono e caritatevole che pensavamo fosse: il Dio cristiano non è quello che pensavamo!


 

Parallelamente, non si deve perdere di vista il fatto che anche sulla redazione dei Vangeli ci sono molteplici critiche: sugli estensori, sui contenuti, sui fatti storici, sulle stesse parole che avrebbe pronunciato Gesù.


 

A questo proposito, è interessante notare come nella prima lettera ai Tessalonicesi S. Paolo scriva, credendo in un ritorno imminente di Gesù: “Noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore (…)”, poichè Gesù aveva dichiarato “In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accadrà” (cioè il suo ritorno, N.d.r.) (Matteo 24, 34, Marco 13, 30, Luca 21, 32). Ma dopo diverso tempo, diventando anziano e non preannunciando alcun ritorno rivelerà, nella seconda lettera ai Tessalonicesi “(…) riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla riunione con lui (…) [non lasciatevi] così facilmente confondere e turbare (…) da parole (…), quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in questo modo”.

Povero Paolo di Tarso, convertito, ma deluso.


 

Non ultima l’insidia proveniente dalla traduzione.

Il Vecchio Testamento è stato scritto in ebraico e aramaico, i Vangeli in greco. San Girolamo ha tradotto tutto in latino, dando vita a qualche dubbio sulle sue, capacità linguistica e malafede, tanto che i dotti (e scaltri) umanisti riprenderanno i testi originali accorgendosi di non poche subdole traduzioni.

A questo riguardo è interessante l’analisi che Mancuso fa della Summa contra gentiles, nella quale il filosofo Tommaso d’Aquino, riferendosi al premio eterno, parla di maxime Deo assimilamur cioè (noi) saremo assimilati a Dio, ma che “l’autorevole traduttore italiano, il padre domenicano Tito Centi, ha sentito il dovere di moderare quella che per lui risultava una pericolosa espressione panteistica di san Tommaso rendendo l’originale latino assimilamur non con “assimilazione” ma con “somiglianza”.


 

Qualcuno disse che “nel dettaglio si nasconde il demonio”: un piccolo aiutino qua e là, artifici, sofisticazioni, possono modificare radicalmente la realtà delle idee e quando si tratta di tematiche teologiche, i sospetti che i concetti possano essere ‘aggiustati’, col fine di corroborare il potere della Chiesa sono altissimi.

Ma poichè qualcun’altro sostenne che “a pensar male si compie peccato”, sapere aude!

8 x mille: ora anche basta